lunedì 15 dicembre 2014

Sydney siege

L'assedio di Sydney, come e' stato chiamato l'evento.
Credo tutto il mondo abbia visto e sentito di cio’ che e’ successo ieri a Sydney.
Un pazzo e’ entrato in un caffe’ in pieno centro alle 9 del mattino ed ha tenuto circa 15 persone, tra clienti e baristi, in ostaggio per 16 ore.
Il pazzo ha anche esposto una bandiera nera ad una delle finestre. Aveva una  scritta bianca, in arabo, che richiamava volutamente alla bandiera di quegli altri pazzi del cosidetto “stato islamico”. La scritta era pero’ semplicemente una comunissima professione di fede in Allah e Maometto.
Il centro di Sydney e’ stato chiuso, le persone evacuate, il traffico deviato, e le forze dell’ordine hanno preso possesso della citta’.
Come detto il sequestro e’ andato avanti per molte ore e durante il pomeriggio 5 persone sono riuscite a scappare.
Sembra che durante le notte uno dei sequestrati, il manager (34 anni) del locale, abbia approfittato di un mezzo pisolino del pazzo per tentare di disarmarlo. Ne e’ nata una collutazione ed il coraggioso ragazzo e’ morto. Sei secondi dopo lo, o gli spari, hanno fatto irruzione le forze speciali ed in circa 40 secondi e’ finito tutto, col terrorista morto e purtroppo una donna di 38 anni anch’essa deceduta.
Questa versione degli ultimi momenti del sequestro non e’ ufficiale, al momento.
 Si sa per certo invece che il pazzo era un rifugiato iraniano e che era in liberta’ in cauzione a seguito di alcune accuse di violenza personale, non meglio specificate. Si sa anche che il suo credo era fortemente in contrasto con quanto viene promosso dai pazzi dello stato islamico, che potenzialmente lo avrebbero condannato a morte per eresia. Il perche’ quindi si sia rifatto a quella organizzazione terrorista e’ per ora un mistero. Si sa anche che ha agito da solo.
Durante il lungo pomeriggio ha costretto alcune persone in ostaggio a parlare in sua vece in alcuni video messi su youtube. Chiedeva che gli venisse data una bandiera dello stato islamico, e che il PM parlasse con lui al telefono in diretta tv.
Queste richieste non solo non sono state ascoltate ma sono state bandite dai mezzi di informazione, i quali ne hanno parlato solo oggi. La motivazione sembra esser stata quella di non avere a che fare con l’opinione pubblica che interferisse con protocolli d’azione gia’ decisi. Inoltre le forze dell’ordine non sono intervenute per prime per non mettere a repentaglio le vita degli ostaggi.
 Trovo degno di nota due o tre cose:
I media hanno fatto esattamente cio’ che veniva loro richiesto, non diffondendo notizie e fatti disponibili per non intralciare, in un modo o nell’altro, le operazioni;
Non c’e’ stata nessuna intenzione di ascoltare le richieste del pazzo;
Si e’ intevenuti solo quando il pazzo ha sparato per primo;
Nessuno, e dico nessuno, e sottolineo nessuno, ha messo in discussione ne durante i fatti ne dopo, l’operato delle forze dell’ordine e delle autorita’. Nessuno. Nessuna polemica.
 Come gia’ capitato per alluvioni ed altri disastri, le forze dell’ordine ed eventuali volontari sono tenuti in grande considerazione e ringraziati continuamente per il lavoro che fanno, e maggioranza ed opposizione non si sognano minimamente di polemizzare su fatti tanto gravi. Non c’e’ nessun dito puntato, o come si dice in banania, nessun balletto delle responsabilita’.
Ovviamente ci si chiede perche’ il pazzo fosse in liberta’ su cauzione, ma sapendo che tutti operano secondo le regole, non si mette in discussione il giudice ma le regole, che verranno sicuramente inasprite, per quanto riguarda i rifugiati ed i sospettati di terrorismo, molto velocemente.
Sui social media poi c’e’ stato, e sicuramente c’e’ ancora, un dibattito tra australiani e americani in merito alle armi. Ci sono cittadini a stele e strisce che affermano che se qualcuno (tra i sequestrati) avesse avuto una pistola il tutto sarebbe durato pochi istanti (anche se con quanti morti non si sa..), e che non si capiva cosa aspettassero le forze dell’ordine a fare irruzione e sparare.
Ho letto personalmente alcuni interventi su FB e devo dire che coloro che laggiu’ si impegnano per dimostrare la bonta’ dell’essere armati mi fanno venire il voltastomaco.
In contrasto con questo elogio delle armi, qua tra I canguri e’ nato invece l’ashtag #illridewithyou che invita tutti a scambiate due parole d’amicizia, per strada, con chi si crede possa essere musulmano, per alleviare gli animi e capirsi meglio.
Questo non per dire che qua ci siano santi, c’e’ molta rabbia e anche odio in queste ore tra gli australiani, ma per sottolineare come, in risposta a quegli americani esagitati, ci si rifa’ all’orgoglio del multiculturalismo e alla rinomata accoglienza del popolo australiano.
Ancora, ed a questo proposito, e’ tornata la retorica in pompa magna. Come gia’ scritto in passato trovo questo autocelebrarsi molto stucchevole. Eppure ammetto che sentire tutti in tv parlare allo stesso modo, farsi coraggio, appellarsi al buon senso, alla giutizia, all’orgoglio australiano, al sacrificio di alcuni, all’eroismo di altri, ai valori della comunita’,  ti trasmette un senso di protezione, appartenenza e coesione e voglia di aiutare che non immaginavo e non avevo mai provato prima, (in baninia intendo).
ps-scrivere col correttore in inglese e' un incubo. Perdonate le lettere mancanti o invertite in automatic!

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