mercoledì 30 settembre 2009

Another one bites the dust!



Abbiamo appena vissuto uno di quei fenomeni naturali che capitano in remote regioni del mondo e che in Banania finisco per infoltire le pagine del tipo ‘curiosità dal mondo’.

Quando siamo usciti di casa il cielo a ovest era coperto da una nube dalle sfumature gialle e rosa, ma poiché niente intorno a noi lasciava intendere che fossa una giornata diversa dalle altre, non ce ne siamo preoccupati.
Nel giro di trenta minuti il sole è sparito, la temperatura è calata, non si vedeva a più di 50 metri e l’odore della polvere, la sua presenza, rendeva pesante respirare.
La tempesta di sabbia non è finita che a tarda notte.

Abbiamo poi appreso che le copiosissime pioggie registrate nel Queensland l’inverno e l’autunno scorso, hanno trasportato centinaia di migliaia di tonnellate di nuova polvere e sabbia lungo i fiumi asciutti che scorrono verno l’interno del paese, il deserto, da dove poi la settimana scorsa il vento unito ad altre condizioni favorevoli ha creato la tempesta di sabbia più imponente degli ultimi 70 anni.
Brisbane è stata solo sfiorata dal fronte lungo 800km che sembra abbia poi raggiunto le coste della Nuova Zelanda!

Come però tutto quello che succede qua, anche questo evento è stato vissuto con una certa ‘semplicità’, senza allarmismi, senza polemiche, senza dirette create a infondere il terrore tra i cittadini. So solo che hanno sospeso la riduzione idrica per 2 giorni per consentire alla popolazione di pulire e lavare le proprietà.
Il giorno dopo tutti ne parlavano per strada, ma salvo i voli aerei cancellati, niente ha scalfitto l’animo imperturbabile degli australiani, abituati a trovare coccodrilli nelle piscine di casa e bagnanti morsi dagli squali al prontosoccorso..



We have just lived one of that kind of events that in Banania would end up listed among:‘weird news from the world’.

When we went out for a walk that morning, we saw some strange kind of clouds yellow and pink coloured, but because nothing around us was any different than usual, we didn’t care that much.
In just 30 minutes the sun was gone, the temperature dropped down, we couldn’t see more than few meters away and a heavy smell of dust filled the air.
The dust storm went on until late at night.

After a couple of days we read that the exceptional rain of the previous winter had brought tons of new dust along the, once dry rivers, to the desert. Here the right climate combination set up the greatest dust storm of the last seventy years!
The point is that, like for everything, this unusual event has been lived by the australians without many worries, without polemics, without frightening live breaking news as it would have been in Banania.

It seems like nothing can shake the relaxed life of the ozies, people used to manage crocodiles swimming in their own pool, or to help guys that have just been bitten by a shark!

giovedì 10 settembre 2009

Into the Wild




Into the Wild è sia un libro scritto da Jon Krakauer, che un film diretto da Sean Penn.
Vi si narra la storia di Christopher McCandless, un giovane americano che subito dopo il diploma lascia tutto e parte per un viaggio attraverso gli Stati Uniti alla ricerca della vera libertà.
Dopo un lungo girovagare finisce il suo viaggio in una regione non troppo remota dell’Alaska, dove è convinto di potersi allontanare definitivamente dall’umanità, e cade vittima dell’inverno incalzante.

C’è chi ne esalta lo spirito d’avventura e chi lo ritiene un idiota per esser morto di fame quando con una cartina del luogo avrebbe trovato riparo e cibo.
La popolarità di Chrisopher McCandelss ha comunque ormai fatto il giro del mondo e lui ormai incarna l’esempio da seguire, entro i limiti si spera, per chi vuole ribellarsi “al sistema”.

Ma cosa centra tutto questo con me?

Passeggiamo spesso per i Giardini Botanici di Brisbane e tante volte siamo passati davanti ad una statua che raffigura un uomo accompagnato da due uccelli. Come spesso capita a tutti, anche noi non ci abbiamo mai prestato particolare attenzione. Domenica scorsa però abbiamo seguito un tour guidato per i giardini in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni del Queensland, e la guida ci ha detto chi è quell’uomo.

Si tratta di James Morrill, un ventiduenne che nel 1846 fu l’unico superstite di un naufragio. Fu salvato dagli aborigeni e visse per diciasette anni in loro compagnia, svolgendo poi un importante ruolo di mediatore tra i nuovi coloni e le tribù del Queensland.

Ma nel libro che proprio in questi giorni sto leggendo, 'Great convict escapes in colonial Australia' di Warwick Hirst, ho trovato una storia più esauriente e affascinante.
E’ la storia di John Graham, un irlandese condannato a 7 anni di esilio per aver rubato 6 libbre e mezzo di canapa. Arrivato a Sydney nel 1825 e assegnato ai lavori forzati in una fattoria di Parramatta, fu presto in grado di stringere amicizia con alcuni Aborigeni.
Quando venne trasferito nella nuova colonia penale di Moreton Bay (la baia in cui è poi sorta Brisbane) per un successivo furto, a causa della brutalità del capitano Patrik Logan, decise di scappare e camminare verso nord lungo la costa in cerca di navi straniere dirette in Cina. Era il 1827.

Grazie agli insegnamenti aborigeni fu in grado di vivere da solo per alcuni mesi, fin quando una donna aborigena lo ‘riconobbe’ come lo spirito del marito defunto. Graham certamente era a conoscenza di queste credenze e non si oppose al ricongiungimento con la donna. Prese così moglie e curò i suoi due figli, adottò completamente lo stile di vita della tribù e visse attivamente il suo nuovo ruolo di anziano.
Visse così per 7 anni e si ripresentò al campo di Moreton Bay esattamente 3 giorni dopo la scadenza della sua condanna, il 1 novembre 1833. Come avesse potuto tenere perfettamente il conto dei giorni è un mistero!

Tuttavia, durante la sua assenza era stato deciso che il tempo trascorso dai condannati al di fuori della colonia, nel tentativo di evadere, non sarebbe stato considerato parte dell'espiazione della pena.

Così, il povero John si ritrovò nuovamente prigioniero, ma le sue conoscenze della cultura aborigena e del territorio erano ormai troppo importanti per non fruttargli un trattamento di riguardo da parte del nuovo capitano James Clunie.

La sua occasione arrivò comunque nel 1836 quando il brigantino Stirling Castle naufragò davanti all’immensa isola di sabbia che ora porta il nome di Fraser Island. Tra i sopravvisuti c’erano il capitano del brigantino James Fraser e alcuni marinai, tutti fatti prigionieri dagli Aborigeni sulla terra ferma, mentre la moglie del capitano, Eliza, era rimasta da sola sull’isola.

John Graham divenne guida di una spedizione di salvataggio ed in pochi giorni riuscì a riportare indietro i naufraghi e soprattutto a recuperare da solo la moglie del capitano.
Ciò gli valse la libertà e 10 sterline di premio. Il 29 dicembre 1836 tornò a Sydney in attensa di partire per l’Inghilterra.

Il mio racconto, ridotto al minimo ma ben documentato nel libro di Warwick Hirst termina qui perché, come dice Hirst, il nome di John da quel giorno sparì dai registri e cosa ne fu di lui e come utlizzò le 10 sterline, nessuno lo sa.

Tante sono le storie dei prigionieri che hanno tentato di scappare via terra dalle colonie penali australiane. La maggior parte sono morti di stenti o uccisi dagli Aborigeni. Alcuni hanno vissuto nuove incredibili vite adottati dalle tribù indigene.
Loro si, a quel tempo, in quelle condizioni, erano eroi finiti veramente
'Into the Wild'.



Into the Wild is a book written by Jon Krakauer and a movie directed by Sean Penn.
It’s Christopher McCandless’ story, a young guy that after his diploma left everything behind to travel througout the United State in search of freedom. Eventually he ended up in Alaska where he starved to death.

Somebody thinks he is a new kind of hero, some other think he was a fool for going in such a place without even a map. Anyway, now he’s worldwide popular, becoming an icon for people looking for a new way of life.

But what does this have to do with me?

Well, we have nice walks in the Botanic Garden and we often pass by a sculpture depicting a man walking with two birds. As usually happens, we never pay attention to it, until last sunday when we took a guided tour around the garden. The guide told us the real story about that man.

His name is James Morrill, a 22 years-old seamen, the sole survivor of a shipwreck, in 1846. He was found by Aborigines and lived with them for 17 years, after wich he had an important role improving relations between Aborigines and first settlers in Queensland.

But I found a even more fascinating story in the book I’m reading right now 'Great convict escapes in colonial Australia' by Warwick Hirst.
It’s about John Graham, a short, black-haired Irishman condamned for 7 years for stealing 6 pounds of hamp. He arrived in Sydney in 1825 and was sent to work in a farm in Parramatta. Here he was able to estabilish good relationships with the local Aborigines. Something that later turned out to be his blessing.

When he was assigned to the new penal settlement in Moreton Bay (the future Brisbane site) he soon decided to escape because of the brutal and quite illegal rules of captain Patrick Logan. Unlike the majority of the escapers, he decided to walk northwards along the shore instead of heading south towards Sydney.

Thanks to the aboriginal teachings he managed to survive some months by himself untill an aboriginal woman ‘recognised’ him as the ghost of her dead husband. He surely knew about the belief among Aborigines that all white men were the spirits of their deceased people, and so he stayed with her, her sons and her tribe for the next six years, adapting completely to their way of life.
Nobody can explain how come he was able to show up at the Moreton Bay settlement just three days after his sentence was due to expire! But unfortunately he wasn’t a free man yet, because while he was in the bush the Governor decided that time spent on the run was not necessarily be considered as part of a convict’s sentence.
Anyway his knowledge was now too preciuos for the new Captain James Clunie, and he gained the position of constable supervising other convicts.

His moment arrived in 1836 when a brig named Stirling Castle wrecked off the coast to the north. Only four people survived, included Captain James Fraser and his wife Eliza. But while the Captain and the others were made prisoners of Aborigines on the main land, Eliza Fraser was alone, lost in the immensity of the biggest sand island in the world, now named after her: Fraser Island.
John Graham was the guide of a rescue party that soon left Moreton Bay, and he menaged to bring back all four survivors by himself, being smart enough to save Miss Fraser at last, completely alone, so that his help couldn’t be forgotten.

On 29 December 1836 John Graham was returned to Sydney as a free man and with ‘the sum of ten pounds to provide himself with the means of beginning a new life’.
My little story, better written by Warwick Hirst in ‘Great convict escapes in colonial Australia’ ends here as Graham simply went off the records with his ten pounds and the ticket of leave.

Many were the convicts that attempted to escape from penal settlement in the early years. Most of them died, without food or killed by Aborigines, but few other had the chance to live a new life in the bush, lost in an unknown land, and out of the time.

When I think about Jon Krakauer’s book, I can’t help myself stop thinking about the first settlers and the first great escapers in Australia, and I believe that they really were
Into the wild’.


James Morrill ai giardini botanici - James Morrill walking in the Botanic Garden

martedì 8 settembre 2009

Benvenuti - Welcome

Questo Blog non racconta di viaggi e avventure particolari in terre lontane.

Perchè non è per viaggiare che mi trovo in Australia, ma per viverci. O al limite, questa è l'intenzione, la speranza.
Lo scopo di questo blog è invece quello di tentare di rispondere alla madre di tutte le domande che ricevo continuamente da parenti e amici: "Com'è l'Australia?"
Come si fa a rispondere ad una domanda simile? Ed anche scrivendo un romanzo in merito, come potrei riscriverlo ogni volta che mi viene posta questa domanda cammuffata da mille altre? (cioè ogni due giorni).

Ecco allora che la mia risposta sono i post di questo blog. Nessuna verità assoluta ma semplicemente il mio sguardo, non troppo serio, a ciò che vedo intorno a me.

Per quanto riguarda il Kookaburra del titolo, si tratta di un simpatico pennuto, di media grandezza, tipico dell'Australia, che quando "canta" sembra essere una scimmia urlatrice. Il suo verso mi fa morire. E' troppo forte. Purtroppo si fa sentire pochissimo, e da quando son qua non sono riuscito ancora ad immortalarlo!


This Blog is not about gorgeous trips in wonderful and remote lands.

Because it’s not for traveling that I’m here in Australia, but I’m here to live, or at least, this is our purpose.
So I will just try to answer the question I recieve every moment from relatives and friends in Europe: "How is Australia?". What a question! I should write a book everytime! No way.
My answer is the posts that follow. Some -not too serious- topics to depict what I see around me.

About the Kookaburra.. well.. he's a very nice ozy bird, but what I like the most about him, is that when he sings, he actually shouts like a monkey. It’s unbelievable. The problem is that it’s not easy to find him and listen to him, ‘cause he doesn’t sing that often. And when he does, by the time you take your camera it’s too late.
I haven’t been able to record him, yet!


L'inafferabile Kookaburra si burla di me - A Kookaburra kiddin' me