Into the Wild è sia un libro scritto da Jon Krakauer, che un film diretto da Sean Penn.
Vi si narra la storia di Christopher McCandless, un giovane americano che subito dopo il diploma lascia tutto e parte per un viaggio attraverso gli Stati Uniti alla ricerca della vera libertà.
Dopo un lungo girovagare finisce il suo viaggio in una regione non troppo remota dell’Alaska, dove è convinto di potersi allontanare definitivamente dall’umanità, e cade vittima dell’inverno incalzante.
C’è chi ne esalta lo spirito d’avventura e chi lo ritiene un idiota per esser morto di fame quando con una cartina del luogo avrebbe trovato riparo e cibo.
La popolarità di Chrisopher McCandelss ha comunque ormai fatto il giro del mondo e lui ormai incarna l’esempio da seguire, entro i limiti si spera, per chi vuole ribellarsi “al sistema”.
Ma cosa centra tutto questo con me?
Passeggiamo spesso per i Giardini Botanici di Brisbane e tante volte siamo passati davanti ad una statua che raffigura un uomo accompagnato da due uccelli. Come spesso capita a tutti, anche noi non ci abbiamo mai prestato particolare attenzione. Domenica scorsa però abbiamo seguito un tour guidato per i giardini in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni del Queensland, e la guida ci ha detto chi è quell’uomo.
Si tratta di James Morrill, un ventiduenne che nel 1846 fu l’unico superstite di un naufragio. Fu salvato dagli aborigeni e visse per diciasette anni in loro compagnia, svolgendo poi un importante ruolo di mediatore tra i nuovi coloni e le tribù del Queensland.
Ma nel libro che proprio in questi giorni sto leggendo, 'Great convict escapes in colonial Australia' di Warwick Hirst, ho trovato una storia più esauriente e affascinante.
E’ la storia di John Graham, un irlandese condannato a 7 anni di esilio per aver rubato 6 libbre e mezzo di canapa. Arrivato a Sydney nel 1825 e assegnato ai lavori forzati in una fattoria di Parramatta, fu presto in grado di stringere amicizia con alcuni Aborigeni.
Quando venne trasferito nella nuova colonia penale di Moreton Bay (la baia in cui è poi sorta Brisbane) per un successivo furto, a causa della brutalità del capitano Patrik Logan, decise di scappare e camminare verso nord lungo la costa in cerca di navi straniere dirette in Cina. Era il 1827.
Grazie agli insegnamenti aborigeni fu in grado di vivere da solo per alcuni mesi, fin quando una donna aborigena lo ‘riconobbe’ come lo spirito del marito defunto. Graham certamente era a conoscenza di queste credenze e non si oppose al ricongiungimento con la donna. Prese così moglie e curò i suoi due figli, adottò completamente lo stile di vita della tribù e visse attivamente il suo nuovo ruolo di anziano.
Visse così per 7 anni e si ripresentò al campo di Moreton Bay esattamente 3 giorni dopo la scadenza della sua condanna, il 1 novembre 1833. Come avesse potuto tenere perfettamente il conto dei giorni è un mistero!
Tuttavia, durante la sua assenza era stato deciso che il tempo trascorso dai condannati al di fuori della colonia, nel tentativo di evadere, non sarebbe stato considerato parte dell'espiazione della pena.
Così, il povero John si ritrovò nuovamente prigioniero, ma le sue conoscenze della cultura aborigena e del territorio erano ormai troppo importanti per non fruttargli un trattamento di riguardo da parte del nuovo capitano James Clunie.
La sua occasione arrivò comunque nel 1836 quando il brigantino Stirling Castle naufragò davanti all’immensa isola di sabbia che ora porta il nome di Fraser Island. Tra i sopravvisuti c’erano il capitano del brigantino James Fraser e alcuni marinai, tutti fatti prigionieri dagli Aborigeni sulla terra ferma, mentre la moglie del capitano, Eliza, era rimasta da sola sull’isola.
John Graham divenne guida di una spedizione di salvataggio ed in pochi giorni riuscì a riportare indietro i naufraghi e soprattutto a recuperare da solo la moglie del capitano.
Ciò gli valse la libertà e 10 sterline di premio. Il 29 dicembre 1836 tornò a Sydney in attensa di partire per l’Inghilterra.
Il mio racconto, ridotto al minimo ma ben documentato nel libro di Warwick Hirst termina qui perché, come dice Hirst, il nome di John da quel giorno sparì dai registri e cosa ne fu di lui e come utlizzò le 10 sterline, nessuno lo sa.
Tante sono le storie dei prigionieri che hanno tentato di scappare via terra dalle colonie penali australiane. La maggior parte sono morti di stenti o uccisi dagli Aborigeni. Alcuni hanno vissuto nuove incredibili vite adottati dalle tribù indigene.
Loro si, a quel tempo, in quelle condizioni, erano eroi finiti veramente
'Into the Wild'.
Into the Wild is a book written by Jon Krakauer and a movie directed by Sean Penn.
It’s Christopher McCandless’ story, a young guy that after his diploma left everything behind to travel througout the United State in search of freedom. Eventually he ended up in Alaska where he starved to death.
Somebody thinks he is a new kind of hero, some other think he was a fool for going in such a place without even a map. Anyway, now he’s worldwide popular, becoming an icon for people looking for a new way of life.
But what does this have to do with me?
Well, we have nice walks in the Botanic Garden and we often pass by a sculpture depicting a man walking with two birds. As usually happens, we never pay attention to it, until last sunday when we took a guided tour around the garden. The guide told us the real story about that man.
His name is James Morrill, a 22 years-old seamen, the sole survivor of a shipwreck, in 1846. He was found by Aborigines and lived with them for 17 years, after wich he had an important role improving relations between Aborigines and first settlers in Queensland.
But I found a even more fascinating story in the book I’m reading right now 'Great convict escapes in colonial Australia' by Warwick Hirst.
It’s about John Graham, a short, black-haired Irishman condamned for 7 years for stealing 6 pounds of hamp. He arrived in Sydney in 1825 and was sent to work in a farm in Parramatta. Here he was able to estabilish good relationships with the local Aborigines. Something that later turned out to be his blessing.
When he was assigned to the new penal settlement in Moreton Bay (the future Brisbane site) he soon decided to escape because of the brutal and quite illegal rules of captain Patrick Logan. Unlike the majority of the escapers, he decided to walk northwards along the shore instead of heading south towards Sydney.
Thanks to the aboriginal teachings he managed to survive some months by himself untill an aboriginal woman ‘recognised’ him as the ghost of her dead husband. He surely knew about the belief among Aborigines that all white men were the spirits of their deceased people, and so he stayed with her, her sons and her tribe for the next six years, adapting completely to their way of life.
Nobody can explain how come he was able to show up at the Moreton Bay settlement just three days after his sentence was due to expire! But unfortunately he wasn’t a free man yet, because while he was in the bush the Governor decided that time spent on the run was not necessarily be considered as part of a convict’s sentence.
Anyway his knowledge was now too preciuos for the new Captain James Clunie, and he gained the position of constable supervising other convicts.
His moment arrived in 1836 when a brig named Stirling Castle wrecked off the coast to the north. Only four people survived, included Captain James Fraser and his wife Eliza. But while the Captain and the others were made prisoners of Aborigines on the main land, Eliza Fraser was alone, lost in the immensity of the biggest sand island in the world, now named after her: Fraser Island.
John Graham was the guide of a rescue party that soon left Moreton Bay, and he menaged to bring back all four survivors by himself, being smart enough to save Miss Fraser at last, completely alone, so that his help couldn’t be forgotten.
On 29 December 1836 John Graham was returned to Sydney as a free man and with ‘the sum of ten pounds to provide himself with the means of beginning a new life’.
My little story, better written by Warwick Hirst in ‘Great convict escapes in colonial Australia’ ends here as Graham simply went off the records with his ten pounds and the ticket of leave.
Many were the convicts that attempted to escape from penal settlement in the early years. Most of them died, without food or killed by Aborigines, but few other had the chance to live a new life in the bush, lost in an unknown land, and out of the time.
When I think about Jon Krakauer’s book, I can’t help myself stop thinking about the first settlers and the first great escapers in Australia, and I believe that they really were
‘Into the wild’.
Vi si narra la storia di Christopher McCandless, un giovane americano che subito dopo il diploma lascia tutto e parte per un viaggio attraverso gli Stati Uniti alla ricerca della vera libertà.
Dopo un lungo girovagare finisce il suo viaggio in una regione non troppo remota dell’Alaska, dove è convinto di potersi allontanare definitivamente dall’umanità, e cade vittima dell’inverno incalzante.
C’è chi ne esalta lo spirito d’avventura e chi lo ritiene un idiota per esser morto di fame quando con una cartina del luogo avrebbe trovato riparo e cibo.
La popolarità di Chrisopher McCandelss ha comunque ormai fatto il giro del mondo e lui ormai incarna l’esempio da seguire, entro i limiti si spera, per chi vuole ribellarsi “al sistema”.
Ma cosa centra tutto questo con me?
Passeggiamo spesso per i Giardini Botanici di Brisbane e tante volte siamo passati davanti ad una statua che raffigura un uomo accompagnato da due uccelli. Come spesso capita a tutti, anche noi non ci abbiamo mai prestato particolare attenzione. Domenica scorsa però abbiamo seguito un tour guidato per i giardini in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni del Queensland, e la guida ci ha detto chi è quell’uomo.
Si tratta di James Morrill, un ventiduenne che nel 1846 fu l’unico superstite di un naufragio. Fu salvato dagli aborigeni e visse per diciasette anni in loro compagnia, svolgendo poi un importante ruolo di mediatore tra i nuovi coloni e le tribù del Queensland.
Ma nel libro che proprio in questi giorni sto leggendo, 'Great convict escapes in colonial Australia' di Warwick Hirst, ho trovato una storia più esauriente e affascinante.
E’ la storia di John Graham, un irlandese condannato a 7 anni di esilio per aver rubato 6 libbre e mezzo di canapa. Arrivato a Sydney nel 1825 e assegnato ai lavori forzati in una fattoria di Parramatta, fu presto in grado di stringere amicizia con alcuni Aborigeni.
Quando venne trasferito nella nuova colonia penale di Moreton Bay (la baia in cui è poi sorta Brisbane) per un successivo furto, a causa della brutalità del capitano Patrik Logan, decise di scappare e camminare verso nord lungo la costa in cerca di navi straniere dirette in Cina. Era il 1827.
Grazie agli insegnamenti aborigeni fu in grado di vivere da solo per alcuni mesi, fin quando una donna aborigena lo ‘riconobbe’ come lo spirito del marito defunto. Graham certamente era a conoscenza di queste credenze e non si oppose al ricongiungimento con la donna. Prese così moglie e curò i suoi due figli, adottò completamente lo stile di vita della tribù e visse attivamente il suo nuovo ruolo di anziano.
Visse così per 7 anni e si ripresentò al campo di Moreton Bay esattamente 3 giorni dopo la scadenza della sua condanna, il 1 novembre 1833. Come avesse potuto tenere perfettamente il conto dei giorni è un mistero!
Tuttavia, durante la sua assenza era stato deciso che il tempo trascorso dai condannati al di fuori della colonia, nel tentativo di evadere, non sarebbe stato considerato parte dell'espiazione della pena.
Così, il povero John si ritrovò nuovamente prigioniero, ma le sue conoscenze della cultura aborigena e del territorio erano ormai troppo importanti per non fruttargli un trattamento di riguardo da parte del nuovo capitano James Clunie.
La sua occasione arrivò comunque nel 1836 quando il brigantino Stirling Castle naufragò davanti all’immensa isola di sabbia che ora porta il nome di Fraser Island. Tra i sopravvisuti c’erano il capitano del brigantino James Fraser e alcuni marinai, tutti fatti prigionieri dagli Aborigeni sulla terra ferma, mentre la moglie del capitano, Eliza, era rimasta da sola sull’isola.
John Graham divenne guida di una spedizione di salvataggio ed in pochi giorni riuscì a riportare indietro i naufraghi e soprattutto a recuperare da solo la moglie del capitano.
Ciò gli valse la libertà e 10 sterline di premio. Il 29 dicembre 1836 tornò a Sydney in attensa di partire per l’Inghilterra.
Il mio racconto, ridotto al minimo ma ben documentato nel libro di Warwick Hirst termina qui perché, come dice Hirst, il nome di John da quel giorno sparì dai registri e cosa ne fu di lui e come utlizzò le 10 sterline, nessuno lo sa.
Tante sono le storie dei prigionieri che hanno tentato di scappare via terra dalle colonie penali australiane. La maggior parte sono morti di stenti o uccisi dagli Aborigeni. Alcuni hanno vissuto nuove incredibili vite adottati dalle tribù indigene.
Loro si, a quel tempo, in quelle condizioni, erano eroi finiti veramente
'Into the Wild'.
Into the Wild is a book written by Jon Krakauer and a movie directed by Sean Penn.
It’s Christopher McCandless’ story, a young guy that after his diploma left everything behind to travel througout the United State in search of freedom. Eventually he ended up in Alaska where he starved to death.
Somebody thinks he is a new kind of hero, some other think he was a fool for going in such a place without even a map. Anyway, now he’s worldwide popular, becoming an icon for people looking for a new way of life.
But what does this have to do with me?
Well, we have nice walks in the Botanic Garden and we often pass by a sculpture depicting a man walking with two birds. As usually happens, we never pay attention to it, until last sunday when we took a guided tour around the garden. The guide told us the real story about that man.
His name is James Morrill, a 22 years-old seamen, the sole survivor of a shipwreck, in 1846. He was found by Aborigines and lived with them for 17 years, after wich he had an important role improving relations between Aborigines and first settlers in Queensland.
But I found a even more fascinating story in the book I’m reading right now 'Great convict escapes in colonial Australia' by Warwick Hirst.
It’s about John Graham, a short, black-haired Irishman condamned for 7 years for stealing 6 pounds of hamp. He arrived in Sydney in 1825 and was sent to work in a farm in Parramatta. Here he was able to estabilish good relationships with the local Aborigines. Something that later turned out to be his blessing.
When he was assigned to the new penal settlement in Moreton Bay (the future Brisbane site) he soon decided to escape because of the brutal and quite illegal rules of captain Patrick Logan. Unlike the majority of the escapers, he decided to walk northwards along the shore instead of heading south towards Sydney.
Thanks to the aboriginal teachings he managed to survive some months by himself untill an aboriginal woman ‘recognised’ him as the ghost of her dead husband. He surely knew about the belief among Aborigines that all white men were the spirits of their deceased people, and so he stayed with her, her sons and her tribe for the next six years, adapting completely to their way of life.
Nobody can explain how come he was able to show up at the Moreton Bay settlement just three days after his sentence was due to expire! But unfortunately he wasn’t a free man yet, because while he was in the bush the Governor decided that time spent on the run was not necessarily be considered as part of a convict’s sentence.
Anyway his knowledge was now too preciuos for the new Captain James Clunie, and he gained the position of constable supervising other convicts.
His moment arrived in 1836 when a brig named Stirling Castle wrecked off the coast to the north. Only four people survived, included Captain James Fraser and his wife Eliza. But while the Captain and the others were made prisoners of Aborigines on the main land, Eliza Fraser was alone, lost in the immensity of the biggest sand island in the world, now named after her: Fraser Island.
John Graham was the guide of a rescue party that soon left Moreton Bay, and he menaged to bring back all four survivors by himself, being smart enough to save Miss Fraser at last, completely alone, so that his help couldn’t be forgotten.
On 29 December 1836 John Graham was returned to Sydney as a free man and with ‘the sum of ten pounds to provide himself with the means of beginning a new life’.
My little story, better written by Warwick Hirst in ‘Great convict escapes in colonial Australia’ ends here as Graham simply went off the records with his ten pounds and the ticket of leave.
Many were the convicts that attempted to escape from penal settlement in the early years. Most of them died, without food or killed by Aborigines, but few other had the chance to live a new life in the bush, lost in an unknown land, and out of the time.
When I think about Jon Krakauer’s book, I can’t help myself stop thinking about the first settlers and the first great escapers in Australia, and I believe that they really were
‘Into the wild’.
James Morrill ai giardini botanici - James Morrill walking in the Botanic Garden
1 commento:
divertente la caccia al kookaburra.curiosala larilutanza all'introduzione dell'ora legale.
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